Sekiro: Shadows Die Twice – Recensione
Sviluppato da FromSoftware ed uscito nel 2019, Sekiro: Shadows Die Twice è un gioco Action stile Souls-like, penultimo gioco sviluppato dai suddetti sviluppatori. Il gioco ha vinto il titolo di Game of the Year durante i Game Awards dello stesso anno.
Un souls-like nel Giappone feudale
Da FromSoftware, celebre sviluppatore e creatore di un nuovo genere quale i souls-like, arriva Sekiro: Shadows Die Twice. FromSoftware ha già creato titoli conosciuti come Demon Souls, i vari Dark Souls, Bloodborne e l’ultimo arrivato ed acclamato, Elden Ring, che ha totalmente sbaragliato il mercato videoludico. Già dal titolo e dal menù principale è possibile intuire le possibili location e ispirazioni del gioco, si tratta del Giappone feudale. Qualcosa di particolarmente amato come setting, che per quanto sia distante in età, continua ad affascinarci.
Sekiro: Shadows Die Twice si svolge durante il 1500 dell’era Sengoku giapponese, in un Giappone che incontra le meraviglie e gli orrori dello stile FromSoftware, dalle splendide ambientazioni a sovrannaturali maledizioni. Si parte con un protagonista non personalizzabile ma predefinito, il Lupo, che sarà il primo caso di un protagonista che può effettivamente parlare nei titoli FromSoftware.
Parlando di lingua, tra le opzioni, come in Bloodborne, è possibile selezionare il doppiaggio in lingua italiana, anche se quella giapponese è quella che più si adatta al gioco sicuramente. In un Giappone in guerra, siamo uno shinobi (o ninja), incaricato di proteggere una persona importante, Kuro, l’Erede del Sangue Divino. L’immortalità è un “dono” presente in questo mondo, ma soprattutto una maledizione, che contamina le Terre di Ashina, e il nostro Lupo la detiene. Questa immortalità è inserita anche nel gameplay, oltre che nella storia, in quanto è possibile tornare in vita dopo una morte.
Morire implica delle conseguenze, se si muore due volte c’è il rischio di perdere punti abilità e farsi dimezzare il denaro accumulato. C’è una certa possibilità di ricevere l’Aiuto Divino e non perdere nulla, ma ad ogni morte c’è anche il rischio di peggiorare la percentuale di successo. Durante la schermata di morte è possibile scegliere se tornare in vita o morire, se si lascia passare troppo tempo per decidere si muore, sennò si può tornare in vita. La possibilità di tornare in vita dipende da diversi fattori, bisogna possedere abbastanza potere di resurrezione per farlo. Questo si accumula uccidendo nemici o utilizzando oggetti rari. L’immortalità del Lupo ha conseguenze su chi lo circonda, che riceverà il Mal del Drago. Si dice che se non curato possa portare alla morte, ma è possibile curarlo con un determinato oggetto ad un Idolo dello Scultore, ovvero i checkpoint.
Il gameplay al suo apice
Arriviamo dunque al cuore del gioco, il gameplay. FromSoftware ha saputo rinnovarsi già con Bloodborne, invece di riproporre un nuovo Dark Souls, proponendoci un altro capolavoro. Sekiro: Shadows Die Twice offre un nuovo tipo di gameplay, ancora più veloce di Bloodborne.
Il gioco si priva di funzioni quali multiplayer e meccaniche da GDR come le statistiche e personalizzazione di equipaggiamenti per focalizzarsi tutto sul gameplay e sulla tecnica. Si inizia dunque con un tutorial per iniziare ad apprendere i comandi. Per quanto riguarda la telecamera e l’impostazione, il pedigree è sempre quello di un Souls, quindi facilmente riconoscibile. In Sekiro abbiamo la possibilità di saltare, nuotare, aggrapparsi al margine di un muro, utilizzare il rampino per spostarsi rapidamente ed accedere a luoghi altrimenti inarrivabili e di fare uno o più salti dal muro.
Già da qui si parte con numerose novità, ma non è finita. In Sekiro ci sono meccaniche stealth, utili per passare inosservati e aprirsi la via più facilmente. Ai nemici compare una freccetta sopra la testa se ci avviciniamo a loro, il che ci mostra se siamo stati visti o meno. Se la freccia è gialla e si riempie, i nemici inizieranno ad investigare, se diventa completamente rossa ci attaccheranno.
Si possono usare una varietà di oggetti per potenziarsi temporaneamente o per distrarre gli avversari. E’ possibile udire le conversazioni di alcuni nemici ed alleati, per ottenere utili approfondimenti, ed inoltre il Lupo riesce a vedere chiaramente al buio.
Ma oltre tutte queste novità, arriviamo finalmente al combat system. Ogni persona, noi inclusi, ha a disposizione una barra della vita e un’altra barra, quella della postura. Da qui iniziano i tecnicismi, perchè la postura è un punto centrale del gameplay.
Ogni colpo inflitto danneggia la postura dell’avversario, e ne riempie la barra di arancione fino ad arrivare al limite, dopodichè è possibile trapassarlo con la spada ed ucciderlo. Nel caso l’avversario riesca a difendersi dal nostro colpo, perderà postura con la spada, altrimenti il colpo lo colpirà e perderà vita. Un danno alla vita renderà molto più lenta la rigenerazione della sua postura, che è possibile far rigenerare più velocemente rimanendo in posizione di parata. Utilizzare l’affondo sarà particolarmente utile contro nemici con una grande difesa.
Ma che cos’è la parata? E’ una posizione in cui è possibile deflettere un colpo, se utilizzata con il giusto tempismo. Se eseguita con successo, non perderemo quasi nulla della nostra postura, non riceveremo danni e danneggeremo molto la postura dell’avversario. E’ dunque importante osservare e studiare i movimenti (o moveset) del nostro avversario, per ricevere meno danni possibili e contrastare i suoi attacchi. Utilizzare la parata con lo spam del suo pulsante risulterà del tutto inefficace e ci esporrà di più al pericolo.
Parlando di pericolo, occasionalmente sui nemici apparirà un’ideogramma rosso, che indica che il nemico sta per eseguire una mossa speciale. Durante questo evento, il nemico farà un affondo, una spazzata o un attacco normalmente imparabile, dunque è bene prestare attenzione quando questo simbolo appare.
Altri modi più sicuri ma più impegnativi di difendersi sono quello di evitare i colpi con salti e “side-step” con il tasto della corsa, oppure quello di saltare sopra ai nemici per danneggiargli la postura.
Diversi tipi di approcci
Come detto precedentemente, Sekiro offre anche la possibilità di usare lo stealth, come abbassarsi in mezzo alle radure, nuotare, osservare da dietro i muri o sorprendere un nemico ignaro con un attacco dall’alto. La mobilità del Lupo è vastissima, e gli sviluppatori hanno pensato bene di ridurre drasticamente il danno da caduta. Inoltre una caduta da un dirupo non sarà fatale, ma ci ridurrà di molto la vita e potremo proseguire, come in un classico hack n slash.
Le possibilità non finiscono qui, perchè il Lupo dispone di un vasto arsenale di abilità protesiche, che usa attraverso il suo braccio protesico. Dal lanciare shuriken al materializzarsi altrove, il braccio protesico utilizza gli emblemi spiritici, oggetti utilizzabili, cumulabili dai nemici e ricaricabili dagli Idoli dello Scultore se ne si ha scorta nell’inventario.
In seguito sarà possibile sbloccare ed apprendere nuovi tipi di abilità di differenti categorie, suddivise in abilità attive o passive, e selezionarle dal menu principale. Tra le varie cose, in Sekiro la pausa mette realmente in pausa tutto il gioco per permetterci di selezionare ed utilizzare i nostri oggetti con calma.
Il mondo di Sekiro è vasto e contiene una varietà di mercanti e di NPC con diverse quest. Rigiocare il gioco in New Game+ sarà un’ottima occasione per vedere le conseguenze delle nostre possibili scelte.
Lo stile musicale è sempre validissimo e riconoscibile, e ricalca molto le opere rilasciate in precedenza dagli sviluppatori. Alcune soundtrack delle boss fight sembrano essere proprio prese da un Dark Souls, mentre per la maggioraranza lo stile è comunque prettamente nipponico.
L’estetica e il motore grafico sono di qualità eccellente, le ambientazioni sono meravigliose e piene di dettagli. Un effetto molto presente sarà proprio quello delle scintille tra spadate, effetto già migliorato nei precedenti titoli, che qui è stato perfezionato.
Verdetto
Sekiro: Shadows Die Twice è un titolo incredibile, vincitore meritatissimo del GOTY 2019. Il suo gameplay è solido, divertente, appagante e soddisfacente ai massimi livelli, ti spinge a voler andar avanti velocemente e ad avere nuove sfide. Un combat system come questo merita risalto per il suo tecnicismo. Di contro la storia non è il suo punto focale, al contrario di altri Souls-like, che prediligono molto la storia non detta, la “Lore“. Il gioco era inizialmente pensato come un possibile erede spirituale di Tenchu. La difficoltà del gioco è alta, senza dubbio, ma è comunque sempre appagante e tecnico, e ha diversi modi per potersi semplificare le cose.
Sin dalla sua infanzia ha passato anni con il joystick della Playstation 1 in mano. Dalla console è passato poi al PC, adesso non disdegna nessuna piattaforma e vuole arricchire la propria cultura del medium videoludico con ogni mezzo.
Generi preferiti: GDR, Visual Novel, Hack n Slash, Platform.